giovedì 1 gennaio 2009

Le Interviste Formali: Captain Mantell


Nell'ambiente musicale indipendente italiano, il nome dei Captain Mantell circola da alcuni anni; un po' perche' sono stati tra i primi nel nostro paese a metabolizzare con gusto quel matrimonio tra indie ed elettronica che all'estero ha generato Bloc Party, Klaxons e Soulwax su tutti, un po' per le centinaia di live che li ha portati in lungo e in largo per la penisola ed oltre, e un po' perche' sono davvero bravi.

- Captain Mantell: eviterò di chiedervi della bizzarra storia che sta dietro al vostro nome, visto che è presente su tutti i vostri Social Network (invito tutti i curiosi a visitarli), raccontateci piuttosto la vostra storia come band; chi siete, quando vi siete formati, cosa fate...

+Nel 2007 uscivo da un periodo un po' snervante che aveva portato alla separazione della mia precedente band, i Si:Pja, a causa di una super produzione finita male. Come sfogo, dopo due anni di musica gestita burocraticamente, mi misi a scrivere pezzi senza pensare ad alcun obbiettivo, ispirato dalla storia del vero Capitano Mantell e dalla mia passione per le atmosfere spaziali. Ne uscì un disco intero, Long Way Pursuit (poi uscito per Kiver - 2007) A quel punto capii che il progetto poteva avere un senso e partii per Berlino per un paio di mesi alla ricerca di contatti diversi "per entrare nel giro giusto" . E proprio durante quella trasferta ebbi l'occasione di rivedere il Sergente Roma, batterista della mia stessa citta' (Treviso) che avevo gia' avuto modo di conoscere e apprezzare in altri progetti. Gli consegnai il mio disco in amicizia, e al mio ritorno dalla Germania il Sergente aveva arruolato praticamente a mia insaputa anche il Dottor Ciste (notissimo smanettatore di pulsanti e manovelle sempre della zona del trevigiano). Arrivo in sala prove per il primo incontro, ciao piacere Tommy, ciao piacere Ciste, PLAY, e dalle macchine del Doc e dai fusti del Serg escono i miei pezzi super sequenziati strafighi! Questa la genesi della band. Ora lavoriamo e scriviamo tutti e 3 assieme, come si conviene ad una vera ciurma.

- Mescolate rock ed elettronica, melodie e sperimentazioni sonore, e vi definite influenzati da film di fantascienza e storie di dischi volanti; al tempo del vostro primo Lp "Long Way Pursuit" definivate il vostro genere "Space Punk", è un'etichetta che si addice anche al vostro nuovo lavoro in uscita?

+ La nostra influenza e' il mistero. Dai misteri legati alla cosmologia alla telecinesi, monoliti, piramidi, berlusconi ancora al governo, la televisione... il mio divertimento intellettuale (per quei miei pochi neuroni sopravvissuti) sta nel trovare sempre il filo che collega i fatti strani ma realmente accaduti.
Di questi gli UFO e lo spazio sono lo sfondo ideale per il progetto Captain Mantell. Ma non disdegnamo di affrontare altri ambiti "magici"; un pezzo del nuovo disco e' dedicato per esempio a Uri Geller, il famosto illusionista degli anni 70/80...e Space punk is all right! Andava bene per il primo e va benissimo per il secondo, Rest In Space, in uscita a settembre 2009 per Hypotron / Irma Records (promesso!).

- Siete un gruppo parecchio eclettico, sia musicalmente che "umanamente", vi trovate a vostro agio sia negli ambienti più rock, sia sui palchi di situazioni più electro-dance; qual'è l' habitat ideale dei Captain Mantell?

+ Ma che domande!?!? LO SPAZIO!

- Voi siete veneti (trevigiani per l'esattezza), un'area geografica molto fertile dal punto di vista musicale; in cosa credete vi abbia influenzato il luogo in cui vi siete formati ?

+ Dove c'e' un sistema rigido c'e' anche una controcultura fiorente. Il Veneto e' un esempio di ottima reazione.
Credo che la mia spinta creativa sia stata molto aiutata sin dall'inizio da un ambiente con valori che non mi sentivo e non mi sento di condividere. Credo di parlare per tutti.
Al di la' di questo non sono legato in modo indissolubile alle mie terre d'origine (visto poi che ho vissuto 6 anni a Bologna per scelta).
Ci sentiamo molto cosmopoliti (e cosmo inteso come spazio infinito!!)

- In questi anni vi siete tolti diverse soddisfazioni, dalla vittoria all'Heineken Jammin Contest 2007, che vi ha portato a suonare sul Main Stage poco prima dell'uragano di Mestre, alla sincronizzazione di un vostro brano in uno spot BMW in Germania, tutto senza avere un'etichetta alle spalle; cosa vi aspettate ora che avete firmato per IRMA Records, nome storico della discografia indipendente italiana?

+ Non ci aspettiamo niente, perche' per noi e' il modo migliore di vivere la faccenda.
L'impegno e' molto ma la filosofia e' rilassata; non abbiamo fretta o la smania di arrivare a degli obbiettivi per forza.
In questo momento siamo sereni. Suoniamo, abbiamo delle persone e delle entita' che si interessano a noi e ce lo dimostrano. Parlo di Marco del Circolo Forestieri che sta facendo un ottimo lavoro di promozione e booking. E della Hypotron / Irma che si dimostra veramente appassionata nei nostri confronti.

- Quali sono i prossimi appuntamenti che vi riguardano? Nuovo disco, singoli, remix, video, live e quant'altro abbiate in mente...

+Il nuovo Lp "Rest In Space" uscira' a settembre 2009 per Hypotron /Irma, nel frattempo potete ascoltare 2 pezzi nel player estratti da Into The Cockpit Ep (Circolo Forestieri) che ne preannuciano l'uscita, 2 video sono gia' propnti e in attesa dell'uscita ufficiale, poi abbiamo appena ultimato un groovosissimo remix per gli Electronic Pills... in attesa di una uscita ufficiale da parte della grandiosa band di Modena lo potete ascoltare sel nostro myspace

Le Interviste Formali: Luca Bugatti


Oggi tocca a Luca Bugatti, vj e visualmaker, attivo da anni, spesso al fianco dei Supernova, duo di dj toscani di fama internazionale, nei loro liveset.

Attivo da alcuni anni in supporto visivo a diversi dj del panormana techno e tech-house italiano, Luca è stato recentemente scelto per presentare una sua opera ad un festival di musica elettronica ed arti visive a Reykjavik; in questa chiacchierata ci ha raccontato di questa sua esperienza, ed in generale in che cosa consiste la "professione" di Vj.



1 - Visto che sei il primo Vj che intervisto qui, vuoi spiegare in due parole CHI è un Vj e COSA FA, visto che capita ancora che qualcuno pensi ai Vj come ai conduttori di MTV?


Innanziutto grazie.
Ora con molto piacere rispondo alla tua domanda, spero di essere abbastanza oggettivo:

Il VJ è quel personaggio che spesso affianca un dj (o un musicista) sul palco.
Egli proietta immagini e video mixate dal vivo tramite computer e/o periferiche specifiche, spesso e volentieri a ritmo di musica.
Il tutto per creare nuove suggestioni nel pubblico, coinvolgendo non più solo l'udito ma anche la vista.
Inoltre questo tipo di esibizione, se fatta correttamente, crea un ambiente unico e scenografico nel locale.
Quasi sempre il Vj non conosce il Dj, improvvisa su quello che sentono le sue orecchie.

Alcune precisazioni:
- il Vj non è un Dj
- il Vj non è "quello delle luci"
- il Vj non fa auguri di compleanno, non mette i dischi che avete in macchina e non persuade il Dj a farlo.



2 - Come hai iniziato la tua carriera di Visual-Maker?

Come penso quasi tutti, per caso.
La scoperta di una periferica midi (pad) e di un primo software per mixare video sono stati la scintilla. Un "gioco" nuovo.
Il brainstorming con amici poi ha portato alla nascita di un gruppo e di un percorso di ricerca delle immagini, collegato subito a parecchie esibizioni live.
Inizialmente i set erano davvero molto acerbi, ma ogni volta si imparava qualcosa in più.

Affinando appunto molte cose (tra cui anche software e attrezzature varie) sono arrivato a concepire questo mio progetto personale, che spero di continuare e perfezionare nel tempo.



3 - Quali sono le tue principali influenze? / Ti ispira di piu il cinema, i video musicali o le videoinstallazioni/videoart?

Non penso di avere grosse influenze da nessun fronte, sono abituato "a fare di testa mia" (con annessi pro e contro).

Adoro il cinema d'autore e di nicchia. Ho visto parecchie videoinstallazioni.
Non guardo la tv, mai, quindi non seguo molto i videoclip musicali.

Parlando dei miei clip, sono convinto che non servano attori o set professionali per ottenere un buon prodotto (almeno finchè uno non se lo può permettere).
Spesso e volentieri infatti mi sono ritrovato a scattare soggetti davvero semplici e banali, legati alla vita quotidiana di ognuno di noi; la cosa interessante è vederli decontestualizzati, da punti di vista differenti o semplicemente ingranditi.
A volte mi attrae semplicemente il bello delle texture, dei colori e delle forme di un oggetto, un elemento naturale o urbanistico qualunque o il fascino di un muscolo che si muove con i suoi giochi unici di chiaroscuro.
Adoro particolarmente le macro ed i giochi di messa a fuoco, in grado appunto di cambiare radicalmente l'essenza di un elemento.
Prediligo la casualità e la spontaneità dei movimenti rispetto al set costruito e studiato, il caso è imprevedibile e crea più sorpresa, non è scontato.





4 - Da mezzo profano quale sono, ammetto talvolta di rimanere colpito da vj semi-principianti, o deluso da vj professionisti...A parte il gusto personale, quali sono gli elementi che differenziano un Vj Pro da un esordiente (o quasi)?


Innanzitutto, il vjing essendo una disciplina nata da poco, non ha molti parametri di critica.
Esistono a mio parere dei parametri base per giudicare un buon vj set:
- la ritmica
- la cura della fotografia (montaggio, effetti, colori, risoluzione)
- la coerenza delle immagini con l'ambiente circostante (per esempio non cadere in tematiche trash quali i manga, la religione, la politica o la pornografia)


Ammetto d'altro canto, nonostante io sia un pignolo cronico (analizzo tutto fino all'ultimo pixel), di essere colpito ed affascinato da alcuni vj set magari non professionali. In quel caso, pro o non pro, hanno vinto la loro sfida.

Io continuerei a lasciare il giudizio alle singole persone e a chi guarda con un occhio sano e oggettivo, nella speranza che si cominci a valorizzare chi davvero ha del talento e mette anima e corpo in un progetto in cui crede.
Il mondo della mediocrità sta lacerando tutti i settori dell'espressione personale, ingiustificatamente.




5 - Entriamo un po' più nello specifico: tu proietti immagini e sequenze che giri tu, o crei i tuoi set tagliuzzando frammenti foto e video già esistenti?


Io, con pregi e difetti, ho sempre e solo proiettato immagini create da me, nello specifico sequenze di scatti in stop-motion.
Giusto con l'ultimo set, ho aperto una nuova parentesi, utilizzando solo ed esclusivamente loop totalmente sfocati di particolari del corpo umano.
Trasmettono a pieno la ritmica ed allo stesso tempo, essendo poco definiti, fanno sviluppare l'immaginazione delle persone (mia prerogativa da anni).

Utilizzare video esistenti è per me abbastanza riduttivo, o forse semplicemente facile, non so.
Usando immagini già conosciute dal pubblico si ha una maggior percentuale di successo, o semplicemente di "audience", la gente è più portata a seguire qualcosa di facile e già visto rispetto ad un qualcosa di complesso ed impegnativo.
La tv ne è l'esempio più lampante.
Altro aspetto negativo: in questo modo non ci si confronta con sè stessi e con la capacità di saper creare immagini accattivanti e coinvolgenti.


6 - Qual'è il tuo setup live?

Il mio setup attuale è composto da:
- Macbook 13";
- Garagecube Modul8;
- Codanova VMX VJ;
- controller Wiimote;
- vista, udito e manualità.


7 - Ho visto dalle tue date live passate che hai proiettato per svariati dj, anche di generi musicali molto diversi fra loro: qualè la musica ideale per le tue proiezioni?

Beh il genere ideale è chiaramente il mio preferito: techno e tech house.
Non c'è come la ritmica prediletta per farti entrare a pieno nel set e farti dare il meglio senza stancarti mai.

Direi che in generale ovunque ci sia della cassa ci può essere un buon vj set, anche su musica live.
Quindi resto sempre aperto a nuove sperimentazioni.



8 - Se potessi scegliere un'artista "dei sogni" su cui proiettare, chi sceglieresti?

Direi che un bel trittico Ricardo Villalobos / Richie Hawtin / Luciano mi renderebbe più che soddisfatto, ma non disdegno assolutamente tutti gli altri artisti della scena techno odierna;
qualche esempio: Lutzenkirchen - Spektre - Popof - John Dahlbäck - Piemont - Gui Boratto - Italoboyz - Dusty Kid - Loco Dice - Pier Bucci.....potrei riempire pagine intere.


9 - Una tua videoinstallazione di 57 minuti è stata scelta per essere proiettata durante un festival di musica elettronica a Reykjavik; una bella soddisfazione immagino, ci racconti un pò di questa esperienza?


Si, davvero una soddisfazione enorme.
Innanzitutto mi sembra doveroso ringraziare coloro che mi hanno coinvolto in questo progetto: Karius & Baktus, 2 dei miglior djs della scena islandese contemporanea.

Questa serata, avvenuta il 30 maggio al club Nasa di Reykjavik (il più grande della città), è stata la prima di una lunga serie in cui ad esibirsi è questo nuovo collettivo di djs e musicisti islandesi chiamati REYK VEEK.
In questa occasione non ho avuto la possibilità di essere presente alla serata, allora ho ovviato registrando questo set (comunque dal vivo su un dj set di Karius&Baktus della durata di 57 min).
L'inconveniente ovviamente è che non essendo dal vivo non poteva seguire perfettamente la ritmica della musica, ma il beat ed il tempo erano molto compatibili.
Ora forse ci sarà lo possibilità di replicare la cosa, magari anche in altri locali o città, e spero di riuscire a presenziare per dare il mio umile contributo a questo progetto davvero meritevole.

Le Interviste Formali: Veracrash


Nell'ambiente musicale underground si parla di loro da alcuni anni, da quando nel 2006 hanno pubblicato "The Ghost Ep" folgorante mix di stoner, lo-fi e psichedelia.
Ora, 3 anni dopo, i Veracrash sono tornati con "11:11", loro album d'esordio, uscito per Go Down come il precedente Ep: ho intervistato Francesco Menghi, cantante/chitarrista della band milanese.


- Dopo diversi anni di attività, un Ep che risale al 2006 e alcuni cambi di formazione, siete finalmente arrivati al vostro primo disco ufficiale, accolto positivamente da pubblico e critica; come mai questa lunga attesa, e come vi sentite ora?

Ora ci sentiamo tranquilli. Siamo contenti della buona risposta da parte della critica, per quanto riguarda il pubblico speriamo di suonare ovunque per arrivare a più gente possibile. L'attesa per il nuovo lavoro è stata lunga perchè preferiamo prenderci il tempo che ci serve per fare un disco. Conta che come materiale avevamo quasi due dischi pronti, e che solo uno è stato poi effettivamente stampato, per via del fatto che l'altro materiale non ci convinceva troppo.


- So che siete molto affascinati da esoterismo, numerologia, premonizioni; il titolo "11:11" ha a che fare con tutto questo?

Mah guarda, di sicuro 11:11 è un numero che ricorre nelle nostre vite. Pare abbia anche diversi significati e risvolti esoterici, ma non saprei dirti con precisione, sembra si tratti di qualcosa che ha a che fare con la coscienza collettiva. Abbiamo scelto questo titolo per il fatto che spesso abbiamo avuto coincidenze interessanti con questo numero.

- Il disco suona mediamente "heavy", senza tralasciare però melodie e strascichi psichedelici, ed i vostri riferimenti più evidenti sono facilmente riconoscibili: dicci invece quali sono i vostri ascolti meno convenzionali, quelle band che nessuno si immagina potrebbero piacervi e che sono invece per voi fonte di ispirazione.

Beh, ad esempio band o artisti tipo Sunn O))), Phoenix, Earth, ZU, 35007, Silver Apples, Amon Dull II, Amon Tobin, UNKLE e molti altri.
Insomma tutti artisti di epoche diverse e di generi diversi dal nostro, ma che sono sicuramente fonte di ispirazione per noi.




- Dal momento che delle vostre influenze prettamente musicali avete già parlato in diverse interviste, dicci invece cosa vi ispira in ambiti differenti, cinema, letteratura, web, fumetti...

Io nel cinema amo i lavori di Jodorowsky, Lucio Fulci, Umberto Lenzi, Brian De Palma, Woody Allen, Truffaut, Pasolini e molti altri, anche se non do molta attenzione al cinema. Federico (Corbetta, batterista Veracrash, NdR) saprebbe sicuramente darti più risposte di me.
Per quanto riguarda il web amo leggere di esoterismo, cospirazioni e menate varie, oltre che di tecnologia e nuove scienze. Per quanto riguarda letteratura e fumetti, ho un invidiabile libreria, dove si va dalla filosofia all'esoterismo più ermetico. I fumetti invece li ho mollati verso i 13


- Visto che sei uno dei pochissimi artisti milanesi "autentici", nato e cresciuto nel capoluogo lombardo, come vivi la situazione attuale da musicista emergente a Milano?

Milano è molto cambiata da quando io ero adolescente. La metà buona della gente che oggi gira a Milano nell'ambiente musicale non ha probabilmente mai visto la Milano che ricordo io. Verso fine anni 90 sembrava di stare in una verà metropoli piena di fermento, vi posso assicurare che era una figata per molti versi. Negli anni tutto questo è cambiato, un'epoca è finita.
Non so dirti se oggi sia meglio o peggio, di sicuro c'è molta più superficialità e immediatezza nell'approccio alle cose, ma questa sembra essere una situazione globale, non solo di Milano. Per le band emergenti oggi è molto difficile ritagliarsi un pubblico, ma è anche molto stimolante, dato che abbiamo il doppio dei mezzi di comunicazione di 15 anni fa. Secondo me comunque stiamo arrivando a un punto oltre il quale la fruizione della musica sarà completamente gratuita. Almeno io mi auguro questo..


- Siete al momento in tour; con quale line up vi presentate live?

Negli anni la line up si è allargata. Ora in tour giriamo in 6, con i nuovi innesti di Davide ai synth e Leone alle videoproiezioni, due elementi che arricchiscono non poco lo show...

Le Interviste Formali: Iori's Eyes


Gli Iori's Eyes sono un (ex) trio milanese purosangue, di cui si è molto parlato negli ultimi mesi.
Molte delle chiacchiere girate intorno al loro nome lasciano però il tempo che trovano; come spesso accade in Italia, ci si focalizza sul gossip e sul pettegolezzo più che sulla musica, anche quando (e accade di rado) la musica in questione darebbe già parecchi spunti di cui discutere.
Basta.
Per il piacere della band (e del sottoscritto) in questa intervista si parlerà quindi di chitarre ed ampli, garage e sudore, invece che di skinny jeans, foto poser ed altre amenità: per il gossip rimandiamo ad un'altra volta, magari.
Astenersi perditempo.

( intervista via mail a Clod, voce e chitarra della band).


1) Partiamo dalle fondamenta: siete stati a lungo un trio, poi con la dipartita di Pillo, vostro storico batterista/factotum siete rimasti tu e Sofia (basso/synth) come "nucleo"; ora bisogna definirvi un 2+1 in stile canottaggio, un duo o un trio?

Per adesso preferiamo definirci un 2+1 (da poco alla batteria c è Marco), ma speriamo di diventare di nuovo un super nucleo allargato, e quindi non solo un trio ma anche un quartetto.

2) La vostra prima demo era pesantemente influenzata (forse troppo) da band quali Sigur Ros, Giardini di Mirò e da un certo post-rock psichedelico; si notava già un certo stile, ma mancavate forse di personalità, specie nel cantato.
Qual'è stato il fertilizzante che vi ha fatto crescere, maturando parecchio sotto diversi punti di vista, dagli arrangiamenti, ai testi, alla composizione, in poco più di un anno?

Nell’ultimo anno sono cambiate parecchie cose: dopo lo scioglimento della band avvenuta appunto un anno fa ormai, c’è chi è partito per l’Inghilterra pensando di rimanerci per sempre, chi per il Brasile, chi è rimasto a Milano, ed inevitabilmente in quel periodo ognuno ha vissuto la propria vita e la propria musica nella propria maniera, dando ormai per scontato che gli Iori’s Eyes erano finiti nel cesso.
Quando poi abbiamo deciso di ritornare a suonare assieme è quasi come se i nostri cervelli si fossero “resettati”,non saprei spiegarti bene la sensazione.
Forse, inconsciamente, ci eravamo solo semplicemente rotti le palle del post rock, ed io volevo cantare.

3) Nell'Ep "And Everything Fits In The Yellow Whale" riaffiorano le vostre vecchie influenze indie / post-rock, mescolate però a suoni diversi, atmosfere più folk ed un cantato cantautoriale molto "americano" (Chris Garneau, Anthony and The Johnsons, Scott Matthew...). Concordate con le mie impressioni? Cosa aggiungereste?

Concordiamo.
Dì pure senza problemi che siamo diventati pop, a noi piace il pop. Da morire!!!

4) Da band prettamente guitar-based vi siete evoluti verso arrangiamenti più complessi, con piani elettrici, inserti di elettronica, strumenti giocattolo...
Dal vivo riuscite a riprodurre tutto com'è stato inciso su disco o avete arrangiamenti diversi ad hoc per la dimensione live? Qual è il vostro set-up sul palco?

Il live è piuttosto diverso dal disco: dal vivo siamo ancora guitar-based, solo che lo siamo in maniera diversa da come lo eravamo nel periodo post-rock.
Tagliamo dritto ed arriviamo subito al sodo, senza troppi preamboli.
Comunque sia, in questo periodo abbiamo cercato il quarto componente, la mente sintetizzatrice, ma non abbiamo ancora trovato la persona che fa per noi. Siamo ancora alla ricerca, non ci siamo arresi.

5) Dal vivo vi siete tolti diverse soddisfazioni, dalle aperture dei Blonde Redhead durante il loro ultimo tour italiano, alla partecipazione ad eventi prestigiosi quali il MIAMI Festival, il Closing Party della settimana del Design ed alla più recente Magnolia Parade.
Cosa vi ha lasciato calcare questi palchi?

Abbiamo ancora i brividi che ci corrono lungo la schiena dall’emozione.
Sono tutti palchi che abbiamo sognato e che alla fine siamo riusciti a calcare.
Con i Blonde Redhead è stato fantastico: io personalmente li adoro, e per me salire sullo stesso palco di un gruppo che ha cambiato il mio modo di vedere la musica non ha prezzo (per tutto il resto c’è Mastercard...).
Il Mi Ami ci ha sempre incuriosito, ci è sempre piaciuto, ma mai avremmo pensato che ci avrebbero chiamati a partecipare.
Partecipare al Magnolia Parade è stato importante, abbiamo suonato per poche persone ma buone (suonavamo alle 6 di pomeriggio...). E' un festival molto importante quindi, per dei pischelli come noi, parteciparvi è stato un onore e una bella vetrina.

6) Angolo della polemica (per chiudere, ci sta).
Sebbene tu e Sofia suoniate insieme da parecchi anni, venite a volte tacciati di "non meritare" tutto questo spazio e questa attenzione, considerati eccessivi per un gruppo esordiente.
Prendendo atto che queste illazioni tralasciano i fattori talento e fortuna, due variabili fondamentali alla base di ogni successo, come rispondete a queste accuse?
http://share.ovi.com/media/TrendsLab.Varie/TrendsLab.16586
Purtroppo in tanti non sanno che io e Sofia suoniamo insieme da un bel po’ di tempo ormai e quindi tutta questa attenzione su di noi sembra immeritata.
Poi neanche stessimo scalando le classifiche di tutta Europa o passassimo su Mtv...
Si sta semplicemente parlando un po’ di noi in giro, ciò incuriosisce la gente e quindi riusciamo a suonare spesso in giro, tutto qui.
Io non so cosa porta la gente ad accanirsi così, però non possiamo farci nulla: lasciamo parlare e continuiamo a suonare.

7) Progetti per l'immediato futuro, saluti, baci, ringraziamenti...

Tra poco esce ufficialmente l’ Ep (per ora è solo in white label), e a metà settembre uscirà il nostro primo video, quello di “The Boat”, girato da Francesca De Isabella. Sempre con Francesca verso i primi di ottobre andremo a girare anche il video di “Anchor” e siamo molto eccitati, perché l’idea del video, se rimarrà quella, è veramente bella.
Tra qualche giorno cominceremo ad uscire da Milano a suonare: Ferrara, Modena, Ascoli Piceno, Roma, Piacenza (w/Amari), si sta anche pensando di fare una capatina in Sicilia e Puglia, e... chi più ne ha più ne metta!

Le Interviste Formali: Bigammadre



I Bigammadre sono un'ottima band dub/rock di Pavia; li ho scoperti per caso circa un anno fa, li ho "pedinati" per qualche mese, seguendo il percorso che quest'estate li ha portati ad esibirsi sui palchi di Italia Wave e dello Sziget Festival.

Intervista via mail con Luciano Vaccariello, "voce, organetto e programmazioni" (come recita il loro myspace) dei Bigammadre.


- Di solito evito le domande sul nome della band, ma in questo caso non posso esimermi, dal momento che il vostro mi ha incuriosito molto fin dalla prima volta che l'ho letto qualche anno fa per caso... Come nasce, cosa rappresenta?


Beh, la domanda è delle più classiche ma merita davvero una risposta. Come nasce non te lo posso dire, altrimenti poi dovrei ucciderti, ma cosa rappresenta si...Bigammadre è per noi il modo più efficace di definire la musica: madre bigama. L'idea musicale è madre nella misura in cui femminilità e fertilità la caratterizzano, bigama quando inevitabilmente si relaziona con ritmo e melodia insieme, i tratti fondamentali che la rendono riconoscibile.


- Siete un gruppo vero, un progetto eclettico e trasversale, curate minuziosamente i dettagli, dai testi agli arrangiamenti, dagli artwork alle video proiezioni.
Presumo quindi che teniate gli occhi bene aperti su quel che succede nel mondo a 360°; diteci un pò quali artisti extra-musicali vi hanno influenzato, dal cinema ai libri, dai videoclip alla grafica...



Come dici bene tu, la nostra indole ci spinge ad essere molto attenti alla cura del dettaglio. E' per noi una necessità, la strada più lunga ma al tempo stesso più pratica per raggiungere obiettivi comunicativi in linea con il nostro modo di essere. Evitando di citare solo parzialmente, gli artisti che hanno saputo formarci sono sostanzialmente quegli artigiani di tutte le arti che sanno sudare con in mano i loro attrezzi da lavoro, i cesellatori del linguaggio e i certosini per intenderci. In più lo spirito documentaristico del raccontare è senza ombra di dubbio quello a noi più affine, e da qui la meticolosità.





- La vostra musica è, di primo impatto, associabile ai primi Subsonica, 24Grana, Africa Unite, a tratti ai migliori Negramaro, e guardando all'estero, ad Asian Dub Foundation, al dub ed al trip hop... la vostra forza sta proprio nel mescolare con sapienza tutti questi diversi ingredienti con una buona dose anche di personalità.
Avete avuto un percorso comune o arrivate da background differenti ognuno col proprio bagaglio di influenze?


Intanto grazie per le associazioni di tutto rispetto...Come spesso accade quando personalità diverse condividono la definizione di una stessa prospettiva, anche a noi è accaduto lo stesso. Il progetto esiste ormai da diverso tempo e ha saputo modellarsi a seconda di quello che gli accadeva nell'immediato intorno ma senza mai tradire la propria identità, la propria prospettiva appunto. Musicisti si sono susseguiti alimentando la potenza creativa della band, artisti capaci di portare loro stessi all'interno di un progetto che con gli anni è diventato ciò che è oggi. E' evidente che noi non proveniamo da punti opposti o anche solo lontani, ma piuttosto da mondi musicali che riescono ad accavallarsi in zone condivise e in cui esiste la possibilità di creare.
La nostra musica è sintesi, spesso è il fiore dell'atteggiamento creativo di un singolo, ma comunque sintesi.



- Sentendo le vostre produzioni si immaginano degli ascolti "prevedibili", come le band citate prima; diteci invece qualche vostra influenza assolutamente inaspettata, siete dei fan di Raul Casadei o dei Cradle of Filth ad esempio...?


A noi piace la musica tutta, quella che ha qualcosa da dire. ora che vuoi che ti dica, che c'è chi è cresciuto con i Meshuggah e chi con la musica napoletana? beh, è proprio così.......




- Quest'anno avete avuto l'onore di essere selezionati per suonare al Sziget, uno dei Festival più importanti d'Europa; raccontateci la vostra esperienza.


Suonare al Sziget Festival è stato per noi davvero un onore, ed essere stati selezionati per partecipare come una delle sole tre band italiane in programma ci ha riempito di orgoglio. Di fatto questa esperienza ci ha dato la possibilità di misurarci con una realtà di dimensioni incalcolabili, fatta di professionalità e meraviglia. Tieni conto che una festa di 7 giorni fatta di più di 1000 eventi, tra concerti e spettacoli di vario genere, non è cosa da tutti i giorni, ed essere trattati alla stregua di qualunque altro artista di livello nemmeno. Noi siamo partiti in auto direttamente dal palco del Castellina Festival, vicino Pisa, dove abbiamo suonato la sera prima, e abbiamo raggiunto Budapest con l'entusiasmo di chi sa che si sta infilando in qualcosa di grosso. L'atmosfera che abbiamo trovato era quella che a parole non ti saprei raccontare veramente, così come non ci è riuscito chi ha provato a farlo con me prima che partissimo: un enorme villaggio che nasce all'interno di un parco naturale solo per una settimana e abitato da centinaia di migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo. Ora, per capirci, non è facile immaginare che l'entusiasmante clima di partecipazione che porta la gente che si vuole divertire possa far andare tutto per il verso giusto, e invece è andata proprio così. L'aria che si respira al Sziget è fresca e di condivisione, e noi l'abbiamo respirata a pieni polmoni come si fa quando ti accorgi che stai vivendo un'esperienza più unica che rara.


- Sinceramente, vedendo la vostra "carriera" mi suona strano che ancora non abbiate un'etichetta alle spalle; siete autoprodotti per scelta, non avete ancora avuto proposte allettanti o cosa?

A dire il vero ci muoviamo nell'indipendenza da sempre e la cosa non ci turba, questo perchè sentiamo forte il bisogno di decidere liberamente di noi stessi. In pratica però siamo entrati ora in una fase in cui ci rendiamo conto che forse è il momento di confrontarsi anche con l'industria che almeno prova a contare, se non altro per allargare i nostri orizzonti e conquistarci quella visibilità necessaria per arrivare ad un numero maggiore di persone a cui potremmo anche piacere. Stiamo di fatto cercando chi possa mettere a nostra disposizione la propria capacità professionale in cambio della nostra, nel rispetto del modo di fare e della nostra estetica complessiva.


- Augurandovi il meglio vi saluto, non prima di avervi dato spazio per parlare dei vostri prossimi appuntamenti, uscite discografiche, tour etc...
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Premesso che abbiamo all'attivo un album, "Scannatoio", ricco di specialità e portatore sano di soddisfazioni, è uscita proprio in questi giorni "Sae Live Compilation 2009", una compilazione che raccoglie brani di artisti che come noi si sono messi in luce all'interno del circuito del Nokia Trends Lab. Questo lavoro ci vede con il brano Accordo di fase, registrato negli studi della Sae di Milano. Ora siamo davvero sull'onda di quel che ci è appena accaduto, Italia Wave Love Festival e Sziget Festival su tutto. Forti di certe esperienze, mentre organizziamo le date per i mesi invernali stiamo lavorando contemporaneamente allo spettacolo live, che amiamo costruire ogni volta a seconda della realtà che ci ospita, e ai brani che andranno a completare la stesura del nuovo album.